Luciano Lattanzi, Media&Sipario

GG/MM/AAAA

ⱯM∞RƎ! – il Teorema di Sarah (recensione)

Vivamente consigliato a tutte le "sarte perfezioniste che cuciono vestiti su misura per principi azzurri"

Entriamo in sala con ancora in memoria le belle sensazioni restituite dalla visione del precedente spettacolo di e con Milena Mancini, sempre diretta da Vinicio Marchioni (Sposerò Biagio Antonacci). Il palcoscenico vuoto ci presenta una serie di oggetti, tra cui un paio di esuberanti e appariscenti decolletè rosse (quasi istantaneo da parte nostra equivocarne il significato). Entra in scena Sarah (con l'h, ci sottolinea) e in poche e significative battute ci rendiamo conto che l'autrice/attrice si è - sicuramente - divertita nel mettere in scena un testo molto diverso dal precedente che onestamente non ci aspettavamo, ma non per questo ne saremo delusi, anzi.

Che cos’è la normalità? È qualcosa da ripudiare, qualcosa di mediocre, di statico, che non fa notizia? E che cos’è l’amore? Sono queste le domande che si pongono la protagonista e il regista, anche attraverso un lavoro di ricerca della prima. Offrono risposte? No, normalmente i teatranti si tengono lontani dalle affermazioni/negazioni assolute, si "accontentano" di presentare al loro pubblico un punto di vista, un contributo che poi verrà personalizzato da ogni testa di spettatore presente in sala. Tornando alle domande ci chiediamo se siano troppo difficili. Probabilmente no, basta essere determinati e non arrendersi di fronte ai primi problemi che una vita di coppia necessariamente presenta, facendo esclusione solo di quelle stereotipate che, dallo stucchevole Mulino Bianco in poi, abitano solo nelle perfette case della pubblicità.

Sarah è sorridente e solare, determinata - almeno pensiamo noi - a trovare chi potrà non solo occupare il suo letto, ma affrontare assieme a lei tutte le vicissitudini, positive e non, che la vita le metterà di fronte. Non sono tante, ma nemmeno poche. Non ha paura di innamorarsi, ma nemmeno di lasciare senza troppi rimpianti nel momento in cui si rende conto che la persona non era quella più adatta (avevo Stanley Kubrick in casa e non me ne ero accorta).

Indossando con perizia, rimanendo sempre in scena, tutti gli abiti che simboleggiano e sottolineano il racconto (compreso un complesso gonfiabile che fa tanto divertire i bambini e lanciare maledizioni agli adulti), Milena Mancini ci conduce alla ricerca del suo amore, quello con la A maiuscola, quello che esiste - lei lo sa - e che va cercato ostinatamente e finalmente trovato, così da poterci fare assieme anche dei figli, per non farsi mancare il virus del terzo millennio: le chat delle mamme whatsapp, affollate di qualsiasi cosa, con eccezione delle informazioni veramente utili e necessarie per un genitore. Ma anche questo, oramai, fa parte della vita di una coppia moderna, anche se è maggiormente appannaggio delle lei.

Sarah affronta un problema per volta, leccandosi appena le sue ferite, ma senza perdersi mai d'entusiamo e offrendo al pubblico teatrale una piacevole e divertente disamina del genere umano coppiensis, conducendoci per mano alla visione di una forma di quasi stand up ma high quality, senza parolacce e senza insultare gratuitamente chi la sta vedendo, con il chiaro intento di non shockare ma di accompagnare chi si è seduto di fronte a lei.

È il suo un viaggio di vita, un cammino da equilibrista a trecento metri d’altezza, che si incrocia con le strofe di Biagio Antonacci (Se io, se lei) e che seguiamo divertendoci per quello che le accade, con piena incosapevolezza di quello che verrà (spoiler). Il pubblico femminile sottolinea ovviamente i difetti delle caratterizzazioni maschili rappresentate sul palco, ma siamo tutti convinti che si possa essere innamorati dell'idea dell'amore e che la stessa sia maggiormente di matrice femminile, ma nemmeno questo è scritto nel dna, altrimenti Rosalind Franklin (vedi Rosalind Franklin. Il segreto della vita) lo avrebbe a suo tempo fotografato. A questo punto cosa dobbiamo aspettarci dal prossimo spettacolo? Tra un paio di stagioni, lo scopriremo, o forse prima.

Luciano Lattanzi, Media&Sipario

25/04/2024