Chi è Cesare, il nuovo leader dei destrorsi e borgatari Mazzalupi? L'abbiamo chiesto a lui, new entry del sequel di Ferie d'agosto. Film e performance (la sua, ma non solo) da non perdere. Per specchiarci meglio...
Vinicio, lei è la new entry principale di questo sequel: era preparato su Ferie d'agosto?
Non l'ho visto quando usci, ma è uno dei miei film preferiti. Epocale, che mi ha fatto innamorare di Ennio Fantastichini. Quel film usciva nel 1996, all'inizio dell'epoca di Berlusconi. Questo lo abbiamo girato che Berlusconi moriva. Ed esce oggi, con un nuovo scenario politico, sociale, economico, di riferimenti, di modi di parlare. Anche quella dei Mazzalupi è una arroganza diversa, un potere economico che deriva dai like, da questa bolla infinita. Virzì è riuscito a intercettare il cambiamento di una nuova epoca in cui tra nazionalismi e crisi sociali c'è un'aria un po' cupa, meno sbrilluccicosa di allora. Qualcuno ha detto che questi due film sono il Novecento della commedia, riferito al film di Bernardo Bertolucci. Tra 20, 30 o 40 anni renderanno uno spaccato abbastanza lucido dell'Italia.
È bello anche che ci sia ancora Ennio Fantastichini...
Viene sempre ricordato poco, perché era molto schivo. Ma è stato uno degli outsider più grandi. Era un uomo semplice, e non è frequente in questo mestiere incontrare dei grandi attori, più grandi di età, e vedere che non hanno perso l'umanità, che sono ancora in contatto con la realtà e che parlano da persone normali. Il suo Ruggero non era di destra, al massimo si portava l'antennina per vedere Italia 1. Un populista si direbbe oggi. Il mio Cesare lo "sostituisce" alla guida dei Mazzalupi. Fa funzionare tutto, ma vive in un horror vacui per cui se si ferma un secondo a riflettere, è morto.
È davvero il personaggio più detestabile che ha mai interpretato?
Non c'è dubbio. Se avessi una figlia vorrei che non incontrasse mai un uomo così, e avendo due figli maschi il terrore principale è che diventino o frequentino gente come lui. La prima indicazione di Paolo è stata "questo ha gli occhi di una mucca", poi l'abbiamo costruito a partire dal corpo dei fratelli Bianchi di Colleferro o il look tiratissimo di Cristiano Ronaldo, con i jeans da 7.000 euro perché sono all'ultima moda, anche se brutti. Ci tengo a sottolineare il grande lavoro della costumista Catherine Buyse. È la sintesi di tutti i difetti dell'italiano medio. Un povero stronzo. Paolo Virzì ha una pietas nei confronti di questa devastante tragicità e solitudine, non giudica, ma mette davanti allo spettatore uno specchio e dice "noi siamo così, tu che vuoi fare?". Non avevo mai lavorato così tanto sulla perdita di dignità. Alla fine si inginocchi davanti a una donna. Qualcosa cui tengo moltissimo e per cui ringrazio Paolo, come ringrazio Francesco Bruni per una serie di cose e tutto il cast che ha fatto il primo film, perché hanno accolto noi nuovi con amore, partecipazione e accoglienza.
Parlava dell'arrivo sull'isola: vi siete trasferiti lì?
Sì, per due mesi e mezzo. E molti non si vedevano dal film del 1996. Tutto si muoveva in base alle esigenze del set: ristoratori, alberghi, colazioni, orari, qualsiasi esigenza era legata agli orari del set. È stata una follia, con 30 attori e 300 comparse che arrivavano da Formia. Ma Paolo è un grande pifferaio magico.
Un mucchio selvaggio che ha coinvolto anche lei e sua moglie: avete portato anche i figli?
No. Io ero in una casetta, separata dagli alberghi dove era il cast. Ogni sera ci si riuniva, ma io li raggiungevo dopo cena. Sono stato a dieta tutti i due mesi e mezzo di set. Non ho toccato un bicchiere di vino, mi cucinavo da solo. È stato un lavoro molto, molto faticoso e impegnativo, però ne sono felicissimo.
A che punto siamo con Una famiglia, il suo esordio alla regia?
L'ho messo un attimo da parte. È ancora in fase di sviluppo, nel senso che ho avuto i finanziamenti per la sceneggiatura e con la nostra società - che si chiama Anton, da Čechov - l'abbiamo sviluppata. È un film che ho scritto sei anni fa: adesso è fuori asse rispetto a quello che sono e mi andrebbe di fare oggi. I grandi maestri mi hanno insegnato che se forzi un progetto, rischi di fare una cazzata.
Con Milena (nel film interpreta la politica di destra, ndr) stiamo seguendo un grande progetto come formatori al Teatro della Pergola di Firenze. Lavoriamo sul Caligola di Camus che dovrebbe diventare uno spettacolo. Mia moglie debutterà sta per debuttare con il suo nuovo spettacolo che dirigo e produciamo insieme all'Off/Off di Roma. Io come attore teatrale sono un po' fermo, a parte le due date del 16 e 17 marzo che farò a Roma proprio sulla poesia dialettale, un omaggio anche leggero e provocatore nei confronti dell'idea di romanità che c'è in giro. Per l'anno prossimo abbiamo un grandissimo progetto con Antonio Latella.
Abbiamo aperto anche una scuola, qui in periferia, dove facciamo teatro insieme a nostri colleghi. Pensiamo che il teatro - l'ascolto, il gioco, il dialogo, la consapevolezza corporea e tutto quello che è la propedeutica teatrale - faccia bene e lo portiamo laddove non c'è. E sto scrivendo il mio primo romanzo, che uscirà a breve, ancora non so quando. Il concetto di esprimere qualcosa è una roba che mi si mangia. Cerco sempre nuove possibilità espressive da indagare.
Il romanzo ha già un titolo?
Non posso dire niente. Però sono molto contento. Ne parleremo tra un po'.